Cos’è il Disturbo Alimentare
Il disturbo alimentare, si riferisce ad una compulsione in grandi mangiatori che sperimentano frequenti episodi di assunzione incontrollata di cibo (binge eating). Il termine binge eating significa mangiare una quantità eccessiva di cibo mentre si ha la sensazione di aver perso il controllo.
Disturbo alimentare e soluzioni
Ecco sei soluzioni che il soggetto con disturbo da cibo, o food addiction, può mettere in pratica per ridurre il craving:
- Accetta di avere un problema: è molto importante, al fine di gestire la compulsione, identificare quest’ultima come tale ed ammettere che arrechi disagio significativo;
- Crea una routine legata al cibo: stabilisci degli orari da dedicare alla consumazione dei pasti ed evita di piluccare all’infuori di essi. Associa della sana attività fisica;
- Chiama una persona cara: quando senti che la voglia di cibo sta per avere la meglio, contatta un amico o un’amica, un familiare. Circondarsi di persone care, durante una crisi di astinenza, può essere un valido palliativo;
- Scopri la Mindful Eating: cura la bellezza dei piatti, scegli i cibi che più ti piacciono e consumali lentamente, in modo tale da assaporarne tutte le qualità;
- Prendi del tempo per te stesso: quando senti di non riuscire più a gestire la tua astinenza, siediti, chiudi gli occhi, medita sulle sensazioni che provi in quel momento. Ritaglia, durante la giornata, almeno un’ora per ascoltarti. L’autoconsapevolezza emotiva è una tra le migliori armi per sconfiggere la dipendenza;
- Rivolgiti ad un professionista: se proprio non riesci a gestire il problema in autonomia, sappi che ci sono vari psicologi specialisti pronti a darti una mano. In caso di impellente necessità, non esitare a contattarli.
Pensiero fisso del cibo
Dedicare intere ore della giornata al pensiero del cibo può essere un’ossessione. I comportamenti maggiormente diffusi fra coloro che hanno tale pensiero fisso possono essere riassunti come segue:
- Rigida convinzione che alcuni cibi siano cattivi e/o dannosi per sé stessi e altri siano buoni e/o sani;
- Svegliarsi al mattino col pensiero del cibo: pianificazione del prossimo pasto, preoccupazioni relative a cosa consumare nell’arco della giornata;
- Difficoltà di concentrazione su altri compiti e doveri importanti della vita che non siano il cibo, la sua preparazione e il consumo;
- Incremento dei livelli di ansia percepita quando si è chiamati a partecipare a degli eventi che coinvolgano in qualche modo il cibo (pranzi con amici, cene, ritrovi sociali);
- Evitamento fobico di tali situazioni in modo sistematico e costante;
- Continui tentativi di supplire ad uno “sgarro” alimentare, alimentando così i pensieri ricorrenti e ossessivi riguardo al cibo;
- Esecuzione di metodi compensativi post pasto quali allenamento, restrizione calorica.
Crisi di astinenza da cibo
La dipendenza da cibo, al pari di quella di droghe e alcol, consta di una fase di astinenza che può esordire nel paziente a intensità variabile. Infatti, i circuiti neurotrasmettitoriali impiegati nell’addiction sono i medesimi e hanno a che fare con i canali dopaminergici e i centri del piacere, situati a livello meso-limbico (Reward System). I sintomi più diffusi nelle crisi di astinenza da cibo sono:
- Irritabilità;
- Disforia dell’umore con deflessione dello stesso;
- Deficit dell’attenzione selettiva e scarsa concentrazione;
- Incremento dei livelli di ansia;
- Ideazione suicidaria.
Disturbo alimentare e conseguenze
La sovralimentazione da cibo può portare all’insorgere di gravi problemi di salute: sovrappeso, obesità e tutte le malattie ad esse collegate, come ipercolesterolemia, ipertensione, diabete, malattie cardiache. Nel lungo periodo, inoltre, aumenta la probabilità di ictus, problemi ai reni e all’apparato scheletrico.
Ulteriori conseguenze della dipendenza da cibo sono di ordine psicologico. Infatti, se in un primo momento il consumo di alimenti che danno dipendenza procura un senso di piacere, poco dopo è possibile che insorga il senso di colpa. Tutto ciò innesca un circolo vizioso nel quale il senso di frustrazione fa spesso in modo che la persona affetta da questo tipo di dipendenza torni a cercare consolazione nel cibo. Chi soffre di un disturbo di dipendenza da cibo si sente spinto a mangiare per sentirsi meglio, per poi sentirsi peggio e tornare quindi al cibo per risollevarsi. È molto comune in questi casi sperimentare una disforia dell’umore che può culminare in veri e propri episodi depressivi.
Nei casi più gravi e negli stadi più avanzati, la persona ossessionata dal cibo desidera mangiare in maniera continuativa e intensa, ma di fatto la gratificazione che prova nel consumare il cibo viene immediatamente annullata dalla vergogna, dal peggioramento dell’umore e, spesso, dal dolore fisico e da un senso di pesantezza e di perdita di energia.
Chi sono i soggetti a rischio?
Questi disturbi sono sempre più diffusi e, nonostante siano diffusi anche in età adulta, nella maggior parte dei casi colpisce gli adolescenti. Il genere femminile è staticamente più colpito rispetto al genere maschile, con un rapporto 2:3.
Si osserva infatti che sono circa tre milioni le persone in Italia che convivono con i disturbi del comportamento alimentare e di questi 2,3 milioni sono adolescenti.
L’insorgenza di tali disturbi può esserci intorno ai 13-14 anni, ma si osserva che è presente un radicale abbassamento dell’età media: per esempio ci sono casi di bambine che soffrono di questi disturbi sin da otto anni.
Come uscirne dalla sovralimentazione?
Il primo passo da fare, una volta riconosciuto il problema della dipendenza da cibo, è senza dubbio quello di rivolgersi ad uno specialista: uno psicoterapeuta o un professionista specializzato in dipendenze patologiche o in disturbi dell’alimentazione, che cerchi di scavare a fondo sull’origine del disturbo.
Non esistono farmaci specifici per controllare la dipendenza da cibo. Esistono però dei farmaci che possono intervenire sulle cause psicologiche del problema. Questo tipo di voracità patologica ha infatti il più delle volte, come abbiamo visto, delle radici più profonde. Alcuni psicofarmaci sono in grado di inibire la produzione di serotonina o di diminuire gli stati ansiosi legati alla dipendenza da cibo.
Quali sono le cause della sovralimentazione?
Una cattiva educazione alimentare può essere responsabile dell’insorgere del problema: chi cresce in un ambiente in cui si consumano cibi poco sani e in cui non viene fornita un’adeguata informazione sulla qualità degli alimenti e sulla loro assunzione ha più probabilità di sviluppare un disturbo alimentare. Tuttavia, nella maggior parte dei casi l’ossessione per il cibo ha un’origine psicologica.
Diverse sono le ragioni che possono indurre a ricercare il piacere attraverso il cibo: una vita particolarmente stressante, l’insorgere di un dispiacere o di una delusione, un senso di inadeguatezza o di non accettazione recondito. In certi casi il cibo può diventare un mezzo per gestire sentimenti ed emozioni: si tratta di una strategia disfunzionale, un modo per evitare di riconoscere o di affrontare in maniera sana e consapevole un problema. Abbuffarsi può essere un modo per non pensare ad un episodio spiacevole, per colmare un vuoto o per sfogare il proprio nervosismo.
Quali sono i sintomi e le terapie ?
Ecco alcuni segnali che possono indicare un rapporto di dipendenza dal cibo:
- Mangiare più velocemente del normale;
- Mangiare senza avere fame o anche quando ci si sente sazi, non riconoscere il senso di sazietà;
- Cercare di svuotare lo stomaco per poter mangiare di nuovo;
- Evitare di mangiare in compagnia, preferendo mangiare in solitudine e riducendo l’apporto di cibo quando si in presenza di altri;
- Pensare molto spesso al cibo e all’atto di mangiare;
- Aumentare il tempo dedicato all’acquisto e al consumo di cibo ;
- Notare un considerevole aumento di peso;
- Notare una riduzione della mobilità.
Per quanto riguarda il trattamento dei disturbi alimentari, sicuramente molto utile è un percorso psicoterapeutico incentrato sul soggetto e sul disturbo che sta vivendo.
Per esempio, molto utile è una psicoterapia individuale che prevede un’analisi su sé stesso e sull’insorgenza del disturbo stesso.
Il paziente, con il supporto del terapeuta, può capire come si è formato il disturbo, quando è insorto, cosa lo alimenta ecc. Inoltre, è molto utile capire cosa vive chi soffre di uno di questi disturbi e come si rapporta ad esso: molte volte il soggetto potrebbe averlo presentato a causa di esperienze spiacevoli col mondo circostante, come per esempio i pari. In questo caso fondamentale è la ricostruzione della propria autostima e della fiducia verso il mondo circostante.
Molto utile nei disturbi associati ad una cattiva alimentazione, come il picacismo, risulta essere l’educazione alimentare che, grazie ad un esperto psicologo dell’alimentazione, riesca ad educare il soggetto ad una corretta alimentazione.
Infine, la terapia con la Stimolazione Magnetica (rTMS), tecnica indolore e assolutamente non invasiva, è risultata efficace per il trattamento delle dipendenze alimentari.
I nostri specialisti
Direttore Sanitario
Dr. Fabrizio Fanella
Psicologa
Dr.ssa Ilaria Petrucci
Psichiatra
Dr. Simone Di Pietro
Assistente Sociale
Dr.ssa Barbara Cassiani
Psicologo
Dr. Stefano Meo
Psichiatra
Dr. Gabriele De Luca